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Pubblicato da il 9 Nov 2017 in Letture | 0 Commenti

Chi è più matto? (P. Malaguti)

Chi è più matto? (P. Malaguti)

 

Il Vecio si alza svelto, ha ancora gli scarponi addosso, e si avvicina con cautela, pronto a reagire a ogni mossa eventuale del soldato sconosciuto. In verità, quando assieme a Malabarba gli passa una mano sotto le braccia e lo accompagna all’uscita, l’uomo lascia fare, come se, interpretata la sua parte ora non avesse più niente da aggiungere. Mentre cammina per i corridoi, cercando la scalinata per tornare ai cortili dabbasso, a un tratto il matto a metà sussurra: “Avete mica signorine?”

Ciapa qua” risponde il Vecio, prendendo tre signorine dal taschino e infilandole nella mano dell’uomo.

All’inizio tremavo”. La voce del matto a metà arriva flebile, quasi coperta dal suono dei passi sul pavimento. Il Vecio e Malabarba non si fermano, però ascoltano, senza rispondere. “Quando spegnevano le luci tremavo, senza riuscire a fermarmi. Mi legavano allora. Tremavo un po’, poi quando arrivava il sonno vedevo la mitraglia crucca che mi correva dietro per i corridoi. E vedevo i morti, sempre quelli, sempre gli stessi che ho visto lassù”.

Dove sei stato?” domanda Malabarba, senza il tono accondiscendente che si usa con un matto.

Sull’Altopiano. Fino all’estate del ’16. Per me la guerra è finita sul Fior. Lassù ho iniziato a tremare, sono lì i morti che vedo”.

I morti li vedo anch’io, una notte sì e l’altra pure” risponde il Vecio. “È la guerra. Io ho vomitato, una volta ho avuto una febbre forte perché non dormivo per i bombardamenti. Poi è passata”.

A me mi hanno mandato qua, invece. Dopo qualche mese i tremori sono passati. Allora ho iniziato a fare il matto. Stando qui ne ho visti. C’è chi trema, chi grida, chi ha così paura che si caca nelle brache. Chi fa un gesto per tutto il giorno, sempre quello, sempre alla stessa velocità. Io non ci torno lassù. Sono matti quelli che ci vanno e che ci restano”.

Fai bene. Ma quando finisce, non hai paura che poi ti fanno restare matto per sempre?”.

Intano arriviamoci alla fine, poi vediamo…. Oh” mormora il matto a metà quando hanno ormai sceso tutte le scale, “non è che adesso ce lo raccontate al caramella, vero?”

Io sono uso obbedir tacendo e tacendo morir” sorride il Vecio.

Paolo Malaguti, Prima dell’alba, Neri Pozza, 2017, p. 208-209

(Dal repertorio del lessico di trincea; nel libro)

* signorine: sigarette

* caramella: soprannome spregiativo dato dalla truppa agli ufficiali

 

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