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Pubblicato da il 28 Nov 2019 in Retroscena | 0 Commenti

Chi lavora sempre per le guerre? Economie e giornali prima del 1914 (A. Gramsci)

I professionisti della guerra (Il canto delle sirene)

 

 

(…)

È vero che le guerre non si iniziano per delle ragioni logicamente adeguare al fatto che sta per scatenarsi; ed è vero che queste ragioni, questi stimoli sono tali e tanti che difficilmente si riesce ad imprigionarli in uno schema compiuto e definitivo. Ciò è vero perché troppo pochi sono ancora gli uomini che si preoccupino veramente di ciò che accade loro d’intorno, che si preoccupino di non lasciar aggrupparsi dei nodi che poi domanderanno l’intervento della spada per sciogliersi e faranno diventare di fatto la guerra che è immanente nella società attuale.

(…).

Perché c’è chi lavora sempre, continuamente per iniziare le guerre. Perché c’è chi getta continuamente delle scintille sulle polveri infiammabili, e opera fra gli uomini, e suscita dubbi, e semina il panico. Perché ci sono i professionisti della guerra, perché c’è chi dalla guerra guadagna, anche se la collettività, le collettività nazionali non ne ricavano che lutti e rovine.

I seminatori di panico sono sempre esistiti. Anche nel mondo antico. Nelle favole di Fedro se ne trova traccia.

Racconta Fedro che in un albero di quercia abitavano tre famiglie. Un’aquila aveva fabbricato il suo nido e coltivato le sue uova sulla cima dell’albero. Un cinghiale s’era scavato il giaciglio alle radici. Un gatto aveva trovato a metà dell’albero il rifugio sicuro alle sue scorrerie e alle sue rapine. L’aquila e il cinghiale vivevano in pace tra loro, allevando i propri figli, ignorandosi a vicenda. Il gatto salì fin sul nido dell’aquila, e misteriosamente le parlò dei perversi disegni del cinghiale: a dargli ascolto l’albero stava per crollare, il cinghiale lavorava a scavare sotto le radici perché voleva divorare i piccoli aquilotti: che poteva fare l’aquila per salvare la prole? Assalire per prima, costringere l’insidioso nemico a sgomberare, divorargli i figli, far cessare il subdolo lavoro sotterraneo. Seminato così il panico, il gatto andò a trovare il cinghiale. Quando mai si era vista bestia più stupida di questa divoratrice di ghiande? L’aquila aveva posto il suo nido sulla cima della quercia proprio per cogliere il momento opportuno, per potere a suo agio rapire i piccoli del cinghiale, e questi non si premuniva, non cercava di fare scappare il nemico? Eppur sarebbe stato così facile; sarebbe bastato scavare sotto le radici, far cadere l’albero ed essere il primo a distruggere la casa e la potenza del nemico implacabile. Avvenne così che il cinghiale non osò più lasciare incustodita la sua tana e morì di fame, l’aquila non abbandonò più il suo nido e anch’essa morì di fame. Il gatto divorò le carogne e per qualche giorno non ebbe bisogno di correre per i boschi in traccia di preda. I seminatori di panico non sono un’invenzione moderna.

 

È scoppiato in Francia lo scandalo di Bolo pascià. Bolo aveva comprato cinque milioni e mezzo di azioni del “Journal”. “Le Journal” si era specializzato nella campagna per le armi e le munizioni; sempre nuove fabbriche, nuove macchine per produrre sempre più armi, sempre più munizioni. Bolo pascià era azionista del “Rappel”. “Le Rappel” è l’organo del comitato che sostiene la necessità per la Francia di annettersi il territorio tedesco di qua dalla riva del Reno. I giornali pubblicano che Bolo in America era in relazione col capitano Tauscher, capo dell’ufficio pubblicità della casa Krupp. Chi ricorda gli articoli dei giornali inglesi, che ricorda l’opuscolo del sindacalista francese Delaisi, pubblicati prima del 1914, nei quali si documentavano i rapporti di affari tra le case Kupp, Creusot, Putiloff, Amstrong, produttrici di armi rispettivamente in Germania, in Francia, in Russia e in Inghilterra? Che ricorda che c’era in Francia, in Germania, in Russia, in Inghilterra chi riusciva a trovare giornali compiacenti che pubblicavano notizie sensazionali di progetti bellicosi, di nuovi armamenti, di tentativi insidiosi da parte di nazioni avversarie? In Inghilterra apparve in certi giornali una mezza dozzine di volte tra il 1913 e il 1914 la notizia che dirigibili misteriosi erano stati avvistati sopra le città dell’Est. Ogni volta la notizia fu seguita da furibonde campagne di certi giornali per spingere il governo a maggiori cautele difensive. Ogni volta fu possibile dimostrare che le notizie dei dirigibili avvistati erano false completamente. Ma quanti credettero alle smentite? In Germania le stesse notizie sensazionali venivano diffuse contro gli iglesi. Il 4 agosto 1914 i tedeschi erano persuasi che i dirigibili francesi avessero bombardato Norimberga, e il governo tedesco poteva iniziare la guerra senza trovare ostacoli nel popolo.

I seminatori di panico continuano la loro opera. Bolo pascià, il sovventore del “Journal” e del “Rappel”, è l’arrestato di oggi. Ieri era Vittorio Cuttin, lo scrittore popolare del “420”, della “Sigaretta”, l’accusatore del compagno Todeschini, (il sostenitore dei diritti italiani su tutta la Dalmazia, della guerra a fondo contro l’Austria perché tutto l’Adriatico sia mare italiano, perché i croati egli iugoslavi siano ributtati fuori dai territori che Iddio ha assegnato alla patria.) Le forze internazionali, che hanno interesse a che continui lo stato di guerra latente, proseguono la propaganda della vigilia. Esse, come è naturale, sostengono proprio e solo chi predica l’odio tra i popoli, chi crea oggi nuovi generi di guerra per il futuro.

(…).

 

 

 

Antonio Gramsci, I professionisti della guerra (Il canto delle sirene), 10 ottobre 1917

(in Antonio Gramsci, Odio gli indifferenti, chiarelettere, 2011, p. 82-85

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