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Pubblicato da il 31 Lug 2018 in Storia | 0 Commenti

“Cosa c’entra l’irredentismo?” (L. Del Boca)

Giani Stuparich, che veniva dalle cosiddette “terre irredente” ma senza perdere il senso della misura, non si trattenne dal confidare al proprio diario la delusione per comportamenti assolutamente intollerabili. “Oggi” scrisse “è giornata di dolorose considerazioni. Raccontano che hanno perquisito per bene le case. Uno apre il fazzoletto e mostra “il bottino prezioso”: oggetti d’oro, anelli, catenelle, orecchini. Mi aspettavo che l’ufficiale, indignato, strappasse di mano al ladro quel fagotto vergognoso e lo punisse. Invece, sorride, volta le spalle e rientra. I bersaglieri continuano a raccontare le loro gesta ai nostri compagni. Non posso ascoltarli. Penso alle povere donne derubate e a questo nostro paese che viene trattato da nemico.”

Fra gli ufficiali comprensivi anche Paolo Monelli. “La 65a parte per Borgo, per il riposo. I soldati sfilano con le damigiane, i fiaschi, la gavetta colma di vino, le castagne arrosto nella pentola. Il povero bottino di guerra. Quei ragazzi hanno tirato fuori una botte, l’hanno scoperchiata e tutti i soldati che passano ricevono il viatico della tazza piena di vino.”

Gli atteggiamenti spicci non rimasero circoscritti all’avvio del conflitto mondale. Le popolazioni civili vennero strappate dalle loro case e avviate in campi di concentramento. Senza troppe spiegazioni, senza un briciolo di gentilezza, senza un barlume di comprensione.

I villaggi sloveni della Bainsizza furono saccheggiati brutalmente. “Colonne di borghesi, donne e bambini piangenti e in preda al più grande spavento e disperazione scendevano per essere internati.” Parola del maresciallo d’artiglieria Sante Magnanini. “Abbandonavamo ogni risorsa in balìa del vincitore. Militari nostri hanno una gallina, l’altro una vacca, l’altro un vitello e l’altro ancora un maiale. Chi con pecore, chi con conigli, chi con un pezzo di lardo infilato nel fucile, chi con tela, specchi, bicchieri salami, bottiglie, formaggio e via via.”

Cosa c’entra l’irredentismo? Dov’è l’autodeterminazione? E quale “libertà”?

Lorenzo Del Boca, Il sangue dei terroni, Piemme 2016, p. 61-62

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