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Pubblicato da il 6 Dic 2014 in Storia | 0 Commenti

Distruggere la “placida società borghese” (M. MacMillian)

 

 

Il poeta futurista Marinetti non era certo il solo, tra gli artisti, a sognare la distruzione della placida società borghese e di porre fine alla pace. Un altro italiano, il poeta Gabriele D’Annunzio, esaltò i giovani di tutta Europa con la sua celebrazione della potenza, dell’eroismo e della violenza. Nel 1912, all’epoca della guerra tra Italia e la Turchia, si vantò con Kessler dell’influenza dei suoi versi nazionalisti su “questa tempesta di sangue e fuoco che infuria sul popolo italiano”. In Gran Bretagna Rupert Brooke, uno di più promettenti poeta della giovane generazione, invocava un non meglio precisato “sollevamento”, mentre l’autore cattolico e conservatore Hilaire Belloc scriveva: “Mi struggo impaziente al pensiero della Grande guerra! Spezzerà l’Europa come una scopa, e allora i re salteranno come grani di caffè nell’imbuto della macchina per tostare”. Il giovane nazionalista francese Ernest Psichari, le cui gesta nell’Africa coloniale francese gli erano valse la fama di eroe agli occhi della sua generazione, attaccava il pacifismo e il presunto declino della Francia in un pamphlet del 1913 intitolato Alle armi! Attingendo all’immaginario religioso, come spesso i nazionalisti dell’epoca, Psichari invocava impaziente “il tempo in cui la falce della Forza mieterà il suo raccolto. Una sorta di grazia ineffabile si è impadronita di noi e ci sospinge precipitosamente verso quella prova”. Sarebbe morto in battaglia nell’agosto seguente.

Margaret MacMillian, 1914. Come la luce si spense sul mondo di ieri, Rizzoli, 2013, p. 325-336

 

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