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Pubblicato da il 8 Ago 2014 in Attività | 0 Commenti

Dopo il Concerto di PAOLO FRESU sull’Altipiano di Folgaria (Tn), 27.7.2014 (M. Poggialini)

Dopo il Concerto di PAOLO FRESU sull’Altipiano di Folgaria (Tn), 27.7.2014 (M. Poggialini)

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Guerra e memoria, quando la musica supera le parole

 

(…) se sono queste le giornate che il calendario cita come momenti di ricordo della Grande Guerra e dei suoi inizi, contano, sì, i dati e le spiegazioni dotte, le analisi e i commenti, ma prevalgono, nella generale ignoranza di ciò che è accaduto cent’anni fa, quando i media erano limitati alla stampa, che pochi potevano e sapevano leggere, i segni di uno sconforto nato dalla ampiezza inusitata e crudele delle stragi in cui soldati ignari perdevano la vita in oscura ventata di morte.

Milioni di vittime, al di là e al di qua delle trincee, unite dal “non sapere”, dall’esser vittime e non protagonisti, ignorando quanto stava accadendo e i motivi del loro sacrificio, in cui la disciplina veniva imposta con le armi dagli stessi compagni. In un’Italia da poco unita c’erano tanti che non parlavano l’italiano ma erano chiusi del dialetto, per l’ottanta per cento analfabeti e spesso minorenni, con l’impossibilità di comunicare che aumentava il loro sgomento. La “patria” per loro era il campanile della chiesa del paese, non l’ignota e crudele montagna sulla quale dovevano resistere al freddo e alla fame, rendendoli estranei alla loro stessa vita. E la memoria di oggi, quando ormai sono scomparsi i superstiti di allora, si rifà alle rare fotografie ingiallite rimaste in famiglia e sulla tradizione di racconti domestici ingenui e convinti.

Così che non i dati storici o le analisi acute degli studiosi, ma i racconti dell’ingenua epica personale e la musica, che si fa intendere senza parole, si fanno tramite di un’attenzione che diventa commozione. Domenica su RaiStoria, costellando la serata di inserti e notazioni alla ricerca del dato umano, le note del «Silenzio» hanno disegnato un arabesco di omaggi in cui l’emozione si faceva partecipazione. Riprendendo momenti di una celebrazione suggestiva, in cui Paolo Fresu sull’Altipiano di Folgaria lanciava nell’aria il suo omaggio, altri quindici momenti hanno proposto il “silenzio” suonato dai trombettieri di quindici paesi che della Grande Guerra furono in varia misura partecipi. Un omaggio senza parole, ma un messaggio efficace, che con rigore e misura ha siglato la memoria di chi è venuto dopo, nel mondo che la Grande Guerra ha segnato con il suo molteplice dramma, nascita dolorosa – come lo sono tutte – di un secolo ambivalente e spesso crudele, di cui siamo figli e testimoni.

Mirella Poggialini, Avvenire, 5.8.2014, p. 21

 

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