Dopo la Grande Guerra: recuperare il sacro valore della vita (E. Wiechert)
Non pensava abbastanza? Non leggeva abbastanza? Era troppo rinchiuso nel circolo stretto del suo lavoro, del suo amore, del suo paesino? Ma forse gli mancava l’intuito per questo genere di cose. L’aveva perduto dopo quella scheggia che l’aveva colpito sulle sponde della Dvina o dopo la morte del sergente, o chi sa, forse quel giorno in cui il tenente domandò: “Jeromin, che ne dici ora della verità?” I paroloni, i grandi entusiasmi, quella sorte di ipnotismo che prendeva tutti, ricchi e poveri. Forse l’aveva perduto dopo d’avere riconosciuto il sacro valore della vita alla quale si presta mano, sia essa vita di contadino o di re.
Ernst Wiechert, Il campo dei poveri, Bompiani, 1961 (or. 1946), p. 266