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Pubblicato da il 12 Dic 2017 in Letture | 0 Commenti

“Era la guerra il vero problema”. Resistere ad essa. Disubbidire ad essa (P. Malaguti)

“Era la guerra il vero problema”. Resistere ad essa. Disubbidire ad essa (P. Malaguti)

 

Da quel momento il Vecio non ha più smesso di pensare a quello che ha fatto. Non è la paura del carcere o del plotone di esecuzione a farlo riflettere, anzi, una parte di sé continua a desiderare le giusta punizione per quanto ha commesso. Pensa piuttosto al perché delle cose. A come è arrivato al delitto.

Prima di ogni altra cosa, capisce di non avere odiato il generale. La cosa non è facile da accettare, perché sarebbe più semplice poterlo odiare, e farla finita così. Invece il Vecio capisce che il generale Graziani ha soltanto interpretato un ruolo in quella partita. Gli avevano dato la responsabilità di fucilare a sua discrezione, e lui questa responsabilità se l’è giocata fino in fondo.

Lo sguardo grave e compunto con cui aveva ordinato la fucilazione di Baguzzi dimostrava alla perfezione come Graziani, anche a distanza di anni, fosse perfettamente padrone di sé, e perfettamente consapevole della gravità delle sue azioni. Gravità però ritenuta necessaria visto il bene superiore da garantire.

Ed è qui che il Vecio inizia a capire come stanno nel profondo le cose, per lui e forse per molti altri che a distanza di anni fanno fatica a dormire la notte o, quando ci sono le cerimonie e le commemorazioni, evitano di ritornare sui campi di battaglia, ormai coperti di erba nuova. Era la guerra il vero problema, quella guerra che tutti avevano combattuto. Man mano che venivano imposte le regole, lui e tutti gli altri avevano continuato a rispettarle.

Di motivi per ubbidire a quelle regole tremende ve n’erano di diversi, e tutti validi. Da chi lo faceva per la patria, a chi lo faceva per l’onore, fino a chi lo faceva per non passare guai, per avere una possibilità in più di tornare a casa, alla fine. Ma quale che fosse il motivo, il Vecio capiva che aveva condiviso le regole, e ne era diventato in qualche modo complice. Era per questo che aveva ucciso il generale Graziani. Perché aveva capito che quella guerra era stata anche la sua.

Chi era scappato, chi aveva disubbidito, chi si era automutilato, che si era dato alla macchia, aveva cercato di rompere quelle regole. A volte gli era andata bene, a volte era finito in carcere o al muro. A volte lo aveva fatto per vigliaccheria, a volte per amor proprio, ma a volte, almeno in qualche caso, c’era stato chi aveva disertato perché non voleva più essere parte di quelle regole.

Il Vecio c’era rimasto dentro fino alla fine, aveva assistito al massacro dei dio mama del ’99 senza fare niente. Aveva guardato Baguzzi andare sotto al noce a farsi fucilare senza fare niente. Aveva visto i soldati e civili oltraggiati, umiliati, depredati di ogni bene e infine uccisi senza opporre resistenza.

Se almeno la guerra fosse stata perduta, forse le cose cose sarebbero andate diversamente. In Austria era andato tutto per aria, imperatore, generale, i comandi, in un gran polverone. Se la guerra l’avesse persa l’Italia, pensa il Vecio, adesso non ci sarebbero più i generali ancora al loro posto, ancora con le loro ragioni. E i mutilati avrebbero una ragione di esserci. E i morti si piangerebbero in modo diverso.

(…).

Prima di cadere nel suo ultimo sonno pensa ancora a tante cose, guardando le stelle che gli graffiano la pelle con la loro luce tremula. Vorrebbe pensare ancora una volta alla sposa, come spesso gli capita di fare, e vorrebbe poter credere di essere sul punto di incontrarla di nuovo, però quel pensiero gli sa di posticcio, e al Vecio non va proprio di morire raccontandosi delle balle.

Quindi accarezza un’ultima volta il ricordo delle guance che ha amato; poi, mentre il sonno inizia ad appesantirgli le palpebre, ripensa un’ultima volta all’intera faccenda. Però è come una bracciata di fieno troppo larga che da qualsiasi parte la prendi, ti sfugge qualcosa. E allora il Vecio si addormenta pensando di sorridere, anche se non può più, rigirandosi nella mente quell’unica intuizione che gli pare possa avere un qualche senso, nella sua vita storta: saperlo, bisognava morire prima.

E se non si moriva, bisognava almeno disubbidire.

O almeno, ubbidendo, bisognava provare a perderla, la guerra.

E invece il Vecio ha ubbidito.

E il Vecio ha vinto la guerra.

Paolo Malaguti, Prima dell’alba, Neri Pozza, 2017, p. 288-290 (* ultime pagine del libro)

(Dal repertorio del lessico di trincea; nel libro)

* dio mama = soprannome dato dai veterani del fronte alle nuove leve

>>> FOTO,  in evidenza e qui sotto, di Maurizio Mazzetto

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