Gaza e Ucraina, all’ombra della Grande Guerra (A. Zaccuri)
La Storia non si ripete, d’accordo, eppure “la Storia ha più memoria di noi”, come dichiarava ieri il filosofo francese Règis Debray in una lunga intervista apparsa sul quotidiano francese “Le Monde”. (…) Brest-Litovsk (…) è la città bielorussa dove, il 3 marzo del 1918, fu firmato il trattato che poneva fine alla guerra tra gli Imperi centrali e la Russia non più zarista, non ancora sovietica. Mosca perdeva una serie di territori strategici, a partire dall’Ucraina, una nazione considerata già allora molto appetibile a causa dei suoi giacimenti di ferro e carbone. (…) Torniamo a guardare la carta geografica e riportiamo, ancora una volta, il calendario indietro di un secolo scarso, fino al momento in cui, alla fine della Prima guerra mondiale, il territorio del futuro Stato di Israele viene posto sotto il mandato britannico. (…) Donetsk non è Sarajevo, il 2014 non è il 1914. Non per questo, però, i segnali vanno sottovalutati. E i segnali, in questo momento, vanno nella direzione che è quella di un’instabilità davanti alla quale ci si sente impreparati e impauriti. (…). Un importante storico anglosassone, Niall Ferguson, in un suo imponente studio sulla Prima guerra mondiale, ha cercato di rispondere a una serie di domande che possono, da ultimo, ridursi a una sola: perché nessuno ha impedito un massacro che diventava di giorno in giorno più evidente? Tra un secolo, forse, qualcuno potrebbe rivolgere a noi un interrogativo simile. La risposta, questa volta, sarebbe meglio trovarla noi stessi, e trovarla per tempo.
Alessandro Zaccuri, in Avvenire, 19.7.2014, p. 3