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Pubblicato da il 2 Mag 2017 in Letture | 0 Commenti

Il cancro del nazionalismo (V. Brittain)

 

Ci fermammo un momento davanti alla statua di Federico il Grande di Prussia, quell’arcinazionalista dalle labbra sottili e dagli occhi sporgenti di cui, mentre studiavo per gli esami a Oxford, avevo letto il Testamento politico, che incarnava il suo credo che la “ragion di Stato” dovesse prevalere sulla legge e sugli obblighi internazionali.

Ho appena messo giù il Testamento Politico” mi scrisse G., come per telepatia, solo una settimana più tardi, “e mi metto a pensare… a te che lo leggi per schiarirti le idee durante la guerra.”

Questa lettera mi raggiunse a Vienna, dove stavo ancora osservando la desolazione in cui l’Europa centrale era piombata per aver seguito troppo ciecamente le teorie di Federico. Adesso avevo capito che la logica della storia risiede sempre dalla parte del nazionalismo. Sarebbe stato possibile insegnare alle nuove generazioni a percepire quella logica prima che gli odi e le passioni generate dall’ultima guerra portassero quel mondo stanco e tormentato a un’altra?

Vera Brittain, Generazione perduta. Testament of Youth, Giunti, 2015 (or. 1960; prima ed. 1933), p.

614-615

 

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