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Pubblicato da il 19 Apr 2014 in Letture | 0 Commenti

Il Piave mormorava (M. Rigoni Stern)

Il Piave mormorava (M. Rigoni Stern)

Quando eravamo balilla alla vigilia del 24 maggio ci facevano sfilare davanti alla bandiera per il saluto, mentre la 5a A schierata sull’attenti cantava la Leggenda del Piave: “Il Piave mormorava calmo e placido al passaggio / dei primi fanti il 24 maggio” / L’esercito marciava per raggiunger la frontiera / per far contro il nemico una barriera…”. (…) Questa storica canzone fu però composta verso la fine del conflitto e in essa, scrive Mario Isnenghi, si può riconoscere uno dei maggiori fattori del mito postumo della Grande Guerra. Si impose nelle celebrazioni e nei riti commemorativi quasi come una Marsigliese. Quando eravamo balilla.

    Dal giorno in cui l’Italia entrò in guerra contro l’Austria sono passati ottant’anni: i grandi protagonisti sono tutti scomparsi, sono stati aperti gli archivi e ora possiamo guardare a quegli eventi con occhi sereni e il cervello libero da preconcetti, perché in questi ultimi anni una nuova generazione di storici ha frugato, scoperto, esaminato, commentato e pubblicato quanto era possibile trovare anche nei diari degli umili, e con grandi risultati. Certo, prima, con tanti personaggi viventi, era difficile, perché più d’uno aveva interesse a nascondere la verità;  e poi con il fascismo e il nazionalismo imperanti la Grande Guerra era esaltata fino all’esasperazione: Mussolini era un ex combattente, Vittorio Emanuele il re soldato, i fanti eroi; dagli arditi erano nate le squadre d’azione dei fascisti. Così, semplicemente, ci spiegavano a scuola i nostri insegnanti. (…)

   L’Italia si era preparata a entrare in guerra con dei concetti quanto meno curiosi, ignorando l’esperienza fatta dai belligeranti in un anno di lotta sui fronti dell’Est e dell’Ovest. Inoltre, ai pochi interventisti volontari si accompagnava una massa inerte e passiva; ai pochi generali competenti si assommavano i troppi inetti carrieristi o gli spavaldi che consideravano la guerra di trincea alla stregua delle battaglie napoleoniche o del Risorgimento. (…)

    Il 24 maggio del ’15 il Piave mormorava al passaggio dei fanti, ma questi, in realtà, erano passati qualche mese prima e le brigate che avevano i nomi di città e regioni d’Italia erano “alla fronte con il nemico”. Quella mattina, alle quattro, il primo colpo di cannone partito dal Forte Verena contro quello austriaco del Verle segnava l’entrata dell’Italia nella Grande Guerra. Il primo italiano caduto sul fronte trentino fu un siciliano: Salvatore Randazzo. Fu raccolto dal “nemico” e sepolto con l’onore delle armi nei pressi di Vezzena. Da allora tanto giovane sangue è stato versato sui campi di battaglia prima di giungere all’idea di un’Europa senza confini.

Mario Rigoni Stern, Il Piave mormorava,

in Tra le due guerre e altre storie, Einaudi, 2000

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