Il vero conflitto (M. Bellet)
Viviamo ancora, anche se ce lo scordiamo, nella terribile eredità di quella guerra di trent’anni, 1914-1945, in cui l’Europa si è suicidata: conflitti insensati tra società sorte più o meno in un’epoca ritenuta cristiana, tra nazioni prossime per il loro genere di vita e il loro movimento, e perfino per i legami familiari e i loro monarchi! Lontano prolungamento delle guerre di religione e dei loro pretesti politici. Ma la religione vi si trova ridotta a fanatismo patriottico. La guerra doveva durare alcune settimane; è sprofondata in un conflitto senza fine.
Peraltro il vero conflitto non era lì. Era tra coloro che volevano la guerra e coloro che volevano la pace. Un conflitto che ingarbugliava le frontiere. Chi si opponeva alla guerra nel 1914? Jaurès, il papa Benedetto XV, e Rasputin. Che trio! Come se, al di sotto delle credenze stabilite, ci fosse una divisione di fondo: tra una fede nell’umanità, che la libera dalle follie omicide, e altri generi di fede, la cui forma logica e attiva è un fanatismo di morte.
Maurice Bellet, CREDERE NELL’UOMO, Qiqaion, 2015, p. 45