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Pubblicato da il 5 Set 2014 in Retroscena | 0 Commenti

La grande carneficina – 1914/1918 (F. Pugliese)

La grande carneficina – 1914/1918 (F. Pugliese)

La volontà guerrafondaia di pochi potenti prevalse sul Paese e sul Parlamento. Prevalse con un colpo di Stato, quello del 1915. Il re, Salandra e Sonnino portarono l’Italia in guerra.

Sonnino: “Quelli che vogliono la guerra sono pochi. Ma se noi la crederemo necessaria o utile per l’Itala, dovremo o sapremo decidere al di sopra delle opinioni della folla”.

Così fecero. Con il supporto della grancassa bellicista del nazionalismo che ebbe in D’Annunzio portavoce retorico acceso e violento con notevole presa su larghi strati di giovani e studenti. Animatore delle “radiose giornate di maggio” (che invitò i dimostranti a picchiare Giolitti contrario alla guerra). Un fronte interventista capeggiato dai nazionalisti (tra loro Luigi Albertini, influente direttore del Corriere della Sera); e dalla industrie interessate alle commesse belliche.

Composito anche il fronte neutralista: socialisti, cattolici, liberali giolittiani subì una dura sconfitta. Malgrado le gradi manifestazioni popolari contro l’intervento e per la neutralità del 21 febbraio 1915, del 31 marzo 1915 quando a Milano però la forza pubblica reprime la manifestazione e arresta 235 persone, ma consente lo svolgimento indisturbato di una dimostrazione a favore della guerra diretta da Benito Mussolini.

Ancora a Milano il 14 aprile 1915 sciopero generale per protestare contro l’assassinio di un operaio da parte della forza pubblica nella manifestazione contro la guerra dell’ 11 aprile.

Il Paese non voleva la guerra. Non la voleva la classe operaia, non la volevano i contadini. Non la voleva il Parlamento, ma non volle resistere.

Già pochi giorni prima dell’entrata in guerra dell’Italia, a Torino le organizzazioni operaie avevano indetto lo sciopero generale per premere sulla direzione del Partito socialista per una posizione più decisa e contraria all’intervento in guerra. Lo sciopero del 17 maggio quando il corteo dopo un comizio alla Camera del Lavoro si diresse in centro dove erano ad attenderlo le cariche violente dell’esercito: è ucciso l’operaio Carlo Dezzani, varie decine di feriti, altrettanti gli arrestati.

Terribile guerra di posizione con la trincea protagonista dove i soldati vissero giorni d’inferno. (…).

Rigidissima disciplina: processi sommari ed esecuzioni sul campo gli strumenti usati per stroncare le ribellioni la terribile destino di carne da cannone; diffuse le diserzioni, e autolesionismo, ribellioni collettive. (…).

Giorgio Rochat: “oltre 400 mila i processi intentati dalle autorità militari in quattro anni di guerra, centinaia e forse migliaia di esecuzioni sommarie e di decimazioni, una forsennata propaganda di odio e lo sviluppo di un rapporto repressivo, imponente ed efficiente”.

I giovani fanti italiani – scrisse Malaparte – andavano a stendere le loro carcasse sugli intatti reticolati come cenci ad asciugare”.

Francesco Pugliese, Abbasso la guerra. Persone e movimenti per la pace dall’800 a oggi, Grafiche Futura – Helios, 2013, p. 40

 

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