La guerra, gli animali e il capitalismo (J. Bouveresse)
Karl Krauss, Rosa Luxemburg e il disastro della Grande Guerra
COSA SIGNIFICA TRATTARE GLI ANIMALI CON UMANITA’? (J. Bouveresse)
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Nel numero 462-471 della rivista (* vedi Nota; ndr), Kraus si interroga sul modo in cui i cani hanno vissuto la «loro» guerra e sono riusciti a sopportare la pressoché totale mancanza di cibo e di cure imposta loro dalla penuria generale e dall’indifferenza della specie ritenuta «superiore» che li aveva condannati alla servitù e privati per così dire di ogni forma di diritto.
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Potrebbe sembrare un po’ strano che nell’estate 1916, in un momento in cui la guerra, iniziata da quasi due anni, ha raggiunto un livello estremo nell’intensità dei combattimenti e nelle perdite di vite umane, Kraus torni con una tale insistenza sulla questione del rispetto da riconoscere agli animali e sulle violenze e le atrocità inflitte anche a loro dalla guerra. Ma si adopera a convincere i propri lettori che l’umanità sbaglierebbe a credere di poter affrontare il problema come pressoché marginale.
Quando proviamo a capire cosa abbia reso possibile una catastrofe come quella della prima guerra mondiale, non bisogna assolutamente dimenticare di prendere in considerazione un certo numero di caratteristiche costitutive e di fattori cruciali, verso cui né la socialdemocrazia né gli avversari borghesi mostrano reale preoccupazione o motivo di insorgere.
Il pensiero di Kraus va a questioni che sarebbe bene risolvere definitivamente – invece di riprenderle, amplificandole ed estendendole –, ossia a tutto quel che ha a che vedere con il produttivismo e il consumismo sfrenato, con lo sfruttamento indiscriminato e smisurato delle risorse naturali, con l’indifferenza verso l’ambiente e con i danni sempre più causati dalle attività umane, dalla sua volontà di potenza e dalla sua avidità apparentemente senza limiti, con la mancanza di considerazione per gli animali e il rifiuto deliberato e ostinato del rischio che, con la scusa di migliorare sempre più le condizioni di vita della nostra specie, si finisca per rendere problematica e quindi impossibile la preservazione della vita degli altri e della vita in generale, ecc. Su questi argomenti un partito rivoluzionario, sostiene Kraus, dovrebbe mostrarsi ben più rivoluzionario della socialdemocrazia. Ma a impedirgli di esserlo è purtroppo, in gran parte, l’interesse, pur comprensibile, delle persone da questa difese, per la continuazione di un processo che andrebbe al contrario, se possibile, contenuto e probabilmente interrotto.
Jaques Bouveresse, * filosofo
(Traduzione di Alice Campetti)
Le Monde diplomatique
il manifesto OTTOBRE 2020
* Nota: “Verwandlungen”, Die Fackel (La Fiaccola), n° 462-471,Vienna, ottobre 1917