La Guerra per antonomasia e il ‘900 (M. Revelli)
Un mondo il quale troverà la propria cifra più vera – la chiave della propria essenza – nell’evento che costituirà l’atto di nascita del ”secolo breve”: la Grande guerra, entrata nell’immaginario collettivo come la guerra per antonomasia. La catastrofe che rifondò alle radici la coscienza moderna e che, con la sua natura inedita di massacro massificato e meccanizzato, con le sue ciclopiche “battaglie di materiali” – in cui finì per dissolversi il senso stesso dell’“individuo borghese”, quale si era costituito nel cuore della modernità -, peserà come un “veleno nelle vene” per i numerosi, lunghi decenni a seguire. Cosicché i suoi frutti tossici – militarizzazione della politica, politicizzazione integrale fin anche dell’interiorità, trionfo dello smisurato, dissoluzione dell’individuo nella logica serializzata dei grandi numeri – continueranno a germogliare anche quando “la fanfara avrà girato”.
Marco Revelli, Oltre il novecento. La politica, le ideologie e le insidie del lavoro, Einaudi 2001, p. 6