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Pubblicato da il 18 Gen 2021 in Letture | 0 Commenti

La mutazione del virus della guerra (M. Bellet)

La storia della guerra, quella che abbiamo vissuto o viviamo, è uno dei grandi segni della violenza assoluta.

La guerra è scomparsa? Almeno fra i popoli che godono di un certo sviluppo?

Oppure, forse, ha subito una mutazione? Il virus guerriero ha assunto una forma diversa?

Non è presente in tutti i rapporti umani, compresi i più stretti, i più intimi, come una minaccia sempre reale? Quindi la guerra, quella di cui parlano gli storici, rappresenta in grande una realtà che, a partire da Caino e Abele, può contaminare ogni cosa.

Intreccio infinito di dissapori, dispute, rivendicazioni, malintesi, gelosie. Relazioni illusorie, false. Disillusioni. Perversioni innocenti, che non sono avvertite come tali. Gioco di poteri realmente perversi. Derive mostruose verso la paranoia.

La guerra non è forse ovunque?

E nella vita sociale, nelle relazioni tra nazioni, culture, credenze, classi sociali? Certamente esistono dei conflitti ma la domanda che emerge è questa: si tratta soltanto di quelle inevitabili tensioni che, gestite con saggezza, sono occasioni di progresso (è quello che speriamo dalla concorrenza)? Oppure la sventura profonda della guerra è ancora presente, o addirittura più grave, in un certo senso, se la scomparsa apparente degli omicidi di massa l’ha resa invisibile?

Mutazione del virus!

 

 

Maurice Bellet, “Non sono venuto a portare pace…”. Saggio sulla violenza assoluta, Edizioni Messaggero Padova, 2012 (or. 2009), p. 131-132

 

 

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