Le titolazioni al Generale Cadorna (A. Fontanella)
da: “TERA e AQUA” n. 129, Giugno – Luglio 2023
di Alvise Fontanella
Nuova sconfitta in tribunale per il nipote del gen. Luigi Cadorna comandante dell’esercito italiano nella Grande Guerra. Il nipote Carlo, colonnello, conduce da anni una fiera battaglia, con querele ed esposti a raffica, contro chi osa criticare il nonno accusandolo di essere un “macellaio” che con le sue direttive, le tecniche d’assalto frontale allo scoperto e con la barbara pratica delle decimazioni e dei processi sommari ai soldati, ha causato migliaia di morti inutili durante l’inutile strage della Grande Guerra.
Tra i querelati per aver diffamato la memoria del nonno, ci sono Michele Boato, ambientalista e pacifista da sempre, Clara Caverzan (già sindaca di Scorzè con i Verdi della Colomba), il pacifista di Mira Mimmo Vian e lo psichiatra padovano Giovanni Colombo. L’udienza del 9 maggio scorso, al Tribunale di Venezia, è andata male per i Cadorna e bene per Boato, difeso dall’avvocato Elio Zaffalon, assolto da ogni accusa: il Giudice per le Indagini Preliminari, Luca Marini, accogliendo la richiesta della Pubblico Ministero, ha ordinato l’archiviazione del procedimento.
La vicenda nasce il 4 novembre 2021, festa delle forze armate. In quell’occasione, Michele Boato aveva pubblicato un post su FB con giudizi storici pesantemente negativi sul gen. Luigi Cadorna. C’era stata a Mestre una manifestazione, nel corso della quale Michele Boato aveva modificato la targa di Via Luigi Cadorna, chiedendo al Comune di togliere questo onore al “massacratore di umanità” Luigi Cadorna, attribuendolo invece al figlio Raffaele, generale pure lui, e uomo della Resistenza.
QUERELA ARCHIVIATA: I MOTIVI
Motivando l’ordinanza di archiviazione della querela, il Giudice per le Indagini Preliminari, Luca Marini, spiega che le considerazioni di Boato contro Cadorna sono “legittima espressione del diritto di libera critica valutativa nei confronti di un personaggio storico la cui condotta, nonostante la comprensibile difesa della memoria a base dell’opposizione del nipote, è stata ed è soggetta a forti, quanto controverse valutazioni sul suo operato”. Il giudice legittima pienamente anche la richiesta di cambiare nome alla via: le valutazioni di Boato sul generale – scrive il giudice – “dal puro piano della critica storica possono ben interessare… la richiesta di mutamento toponomastico di una strada da parte di chi non ritiene corrispondente alla sensibilità contemporanea l’intitolazione di una via al gen. Luigi Cadorna”.
L’ordinanza di archiviazione del Tribunale di Venezia fa il paio con l’analoga ordinanza, emessa mesi fa dal Tribunale di Padova con le stesse motivazioni – la piena legittimità di un giudizio storico pesantemente negativo su un personaggio storico – che ha disposto l’archiviazione della querela che il nipote del generale aveva avanzato contro Michele Favero, segretario di Indipendenza Veneta.
Alla luce di queste ordinanze, appare sempre più fragile la condanna riportata a Padova da Michele Favero in sede civile, con l’intimazione a pagare oltre 20mila euro di risarcimento al nipote, per gli stessi identici fatti nei quali lo stesso Tribunale non ravvisava alcun reato.
Noi di Serenissima News non abbiamo nulla contro Carlo Cadorna, e consideriamo comprensibile che s’impegni a difendere con passione la memoria del nonno. Ma lo invitiamo a farlo in sede di dibattito storico e culturale, scrivendo articoli e libri, tenendo convegni e conferenze, come ha fatto a Vittorio Veneto.
La pratica delle querele a esponenti politici, la minaccia di querele a sindaci e consiglieri comunali che propongono di cambiare nome a via Luigi Cadorna, o che condividono giudizi storici negativi sul suo operato nella Grande Guerra, è una strada sbagliata, che può assumere, al di là delle intenzioni, il sapore dell’intimidazione quando rivolta a esponenti politici o consiglieri comunali di piccole realtà cittadine, che hanno spesso il comprensibile timore di venir trascinati in tribunale, di dover affrontare grane e spese legali. Luigi Cadorna non è un privato cittadino, è un personaggio storico e non può essere tutelato dalle critiche, usando lo stesso metro che per insulti tra privati. Le persone elette ad ogni livello, devono sentirsi libere di esprimere su un personaggio storico qualsiasi giudizio, per pesante che sia, e di mutare il nome a una via senza timore di conseguenze giudiziarie.
VIA CADORNA E… DON ABBONDIO
La richiesta di Michele Boato, di togliere l’intitolazione della strada al gen. Luigi Cadorna era accompagnata dalla proposta di dedicarla al generale Raffaele Cadorna, suo figlio, per i suoi meriti nella Resistenza.
La proposta, mantenendo alla via il cognome Cadorna, rispondeva all’obiezione che spesso gli assessori alla toponomastica avanzano quando gli si chiede di cambiar nome alle strade. Un’obiezione legata alla difficoltà dei cittadini e delle attività residenti in quella via, costretti a cambiare l’indirizzo.
Don Abbondio non avrebbe saputo inventare una scusa migliore per rifuggire dalle responsabilità.
Il Comune di Udine, accogliendo la proposta dello scrittore Ferdinando Camon, ha cambiato il nome di piazza Cadorna in Unità d’Italia senza problemi. Il Comune di Venezia ha cancellato il nome di Piazza Barche, nome storico che conservava la preziosa memoria di Mestre città d’acqua e ha intitolato ai Donatori di Sangue lo storico Piazzale Sicilia, senza troppi problemi. Perché dovrebbe farseli per via Cadorna?
BOATO: VIA ANCHE IL NOME DI CIALDINI
Michele Boato, ha fatto anche la richiesta di cambiar nome al Piazzale Gen. Enrico Cialdini: “Affronteremo presto con una manifestazione anche questo nome di criminale di guerra, massacratore di centinaia di contadini e famiglie che aspettavano invano le terre promesse da Garibaldi“.
Non possiamo che essere d’accordo con lui. Il gen. Cialdini, luogotenente di re Vittorio Em. II, fu l’uomo che completò con crudeltà inaudite la feroce conquista piemontese del Sud dopo il 1861. La repressione del cosiddetto brigantaggio fu condotta bruciando interi paesi coi loro abitanti inermi, fucilando migliaia di persone e deportandone altre migliaia, colpevoli di essere fedeli al loro legittimo sovrano, Francesco II di Borbone.
Nel 2011 il presidente del consiglio Amato, andò a Pontelandolfo, una delle “città martiri” (parole dello stesso Amato) di Cialdini, per chiedere scusa di tante atrocità compiute allora dall’esercito italiano. Eppure strade, piazze e monumenti, a Mestre e in tutta la penisola, continuano ad onorare il gen. Cialdini! Speriamo solo che non abbia lasciato troppi figli e nipoti.