L’etica della guerra (E. Gentile)
Nell’epoca della modernità trionfante, nonostante la celebrazione del progresso della civiltà europea e del suo primato nel mondo, come preludio ad una nuova epoca di pace e di giustizia per tutta l’umanità, la concezione etica della guerra era sostenuta dalle maggiori correnti del pensiero filosofico e sociologico. La guerra era celebrata dagli idealisti di scuola hegheliana come un esame delle nazioni di fronte al tribunale della storia; era accettata dai positivisti che professavano il darwinismo sociale, e consideravano la guerra un fattore selettivo nella perpetua lotta fra le razze. L’etica della guerra era rafforzata dal nazionalismo, che esaltava nel soldato l’incarnazione delle più alte e nobili virtù del cittadino, concepito secondo l’ideale virile dell’“uomo marziale”, educato per esser pronto a combattere e a morire per la propria patria.
Emilio Gentile, Due colpi di pistola, dieci milioni di morti, la fine di un mondo. Storia illustrata della Grande Guerra, Laterza, 2014, p. 37