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Pubblicato da il 30 Lug 2014 in Storia | 0 Commenti

L’insegnamento della Grande Guerra (A. Guasco)

 

Anche per chi arriva cent’anni dopo, la Grande guerra ha ancora qualcosa da insegnare. Per citare il titolo d’un libro di qualche anno fa, la prima guerra globale suona come anticipo di “tutta la violenza d’un secolo”. Le pratiche di violazione del diritto internazionale e dei diritti umani (il caso dell’occupazione tedesca del Belgio è il più eclatante, non il solo), quelle concentrazionarie e di genocidio (come nel caso dello sterminio degli armeni), abitano di fatto e di diritto l’arco temporale 1914-1918. Ma si pensi anche alla sperimentazione sul campo delle armi moderne (l’esordio degli arei e dei carri armati, per non parlare della guerra chimica con i gas asfissianti inaugurata dai tedeschi a Ypres), alla morte di massa e alla crescita delle vittime civili, autentica cifra delle guerre dell’ultimo secolo. O al conflitto come scuola di violenza dentro cui incubano i regimi totalitari del dopoguerra, e i loro leader, quadri e gregari ben presto trasformatisi in assassini. E infine, si provino a osservare alcune aree di crisi geopolitica degli ultimi vent’anni: dai Balcani all’ovale caucasico, dal medio Oriente ai vecchi confini fissati dalla pace di Brest-Litovsk. Ciascuno di questi teatri sembra rimandare a nodi che – con un secolo di penso in più sulle spalle – è la Grande guerra ad aver posto sul tappeto. Come se le conseguenze remote del primo conflitto mondiale, più che remote, fossero prossime e future.

dall’articolo di Alberto Guasco, Quel “secolo breve” di lunghi orrori, in Jesus, luglio 2014, p. 76-79

 

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