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Pubblicato da il 9 Gen 2015 in Chiesa | 0 Commenti

“Mentre si combatte”: religiosità e guerra (R. Mazzola)

“Mentre si combatte”: religiosità e guerra (R. Mazzola)

Periodicamente veniva distribuito dai cappellani militari anche un giornalino di carattere religioso stampato a Roma dalla Gioventù Cattolica Italiana, con lo scopo di ridare speranza non solo nella vittoria finale, ma per ravvivare la fede, calpestata o spenta dopo mesi drammatici passati in trincea, il titolo era “MENTRE SI COMBATTE”, con un sottotitolo fatto di parole d’incoraggiamento, «… preghiamo e operiamo: preghiamo fervidamente ed operiamo fortemente affinché Iddio benedica i nostri soldati, la nostra terra diletta, tutti coloro che muoiono, che soffrono, che aspettano, che confidano; affinché ci riconosca degni di meritare presto – nel diritto e nell’onore – la pace e la libertà del Suo Cristo»

All’interno di questo erano riportate testimonianze di soldati che si comportarono valorosamente, altri che raccontano la loro esperienza di vita di trincea, sopportata confortati dall’esempio di qualche Santo martire.

Periodicamente venivano divulgati i comunicati ufficiali dello Stato Maggiore, o messaggi e appelli del Papa, della Croce Rossa a favore dei feriti e prigionieri.

Oltre a questo veniva distribuito, sempre periodicamente, un altro foglietto che riguardava la religiosità e la moralità del combattente del titolo: “A te, soldato d’Italia”. Parlare di religiosità, date le circostanze, poteva sembrare fuori luogo, in realtà dobbiamo tenere presente, che la stragrande maggioranza dei soldati erano “buoni cristiani”, e sicuramente faceva loro piacere leggere qualcosa che gli facesse in qualche modo respirare aria di casa. Questo senso religioso lo possiamo rilevare anche in una lettera di Piero ai suoi genitori scritta il 25 marzo 1917:

«li 25-3-1917 Domenica. Cari genitori, dunque oggi qui ò ascoltato la santa messa recitata nel cimitero del mio reggimento. Dunque appena aveva terminata la messa, mi ha dato questo foglietto intitolato (mentre si combatte) dunque ve lo spedisco a voialtri perché lo leggiate perché è molto bello. Si credete, per mè è stato un momento molto sensibile nel vedere per la prima volta così [questa Messa]. Bisogna che eravate lì per vedere tutti questi militari e ufficiali anche loro stavano lì per ascoltare questa messa, anzi vi è stato un tenente che a preso la comunione. Dunque vi raccomando che non vada tanto in giro questo foglietto perché voglio che me lo teniate, come un ricordo. Sappiate che l’altra sera a noialtri ci a fatto la cinquina e mi a dato 10 lire, dunque io farò il possibile di spendergli con cose che fano bene e non in monade [sciocchezze] anche ieri sera o comprato un vaso di latte che ne contiene un litro e una bottiglia di vino dunque credo che sia cose che fa molto bene, Termino col salutarvi tutti amici e parenti e ricevete un buon augurio Pasquale che ormai siamo vicini. Vostro figlio F. Pietro, 25-3-1917”.

Questa lettera non ha bisogno di commenti per comprendere la fede semplice che caratterizzava la maggioranza dei soldati, che tenevano nel cuore come un deterrente per vincere la paura. Una fede che veniva messa a dura prova nei momenti terribili, in cui Dio sembrava essere lontano da tante sofferenze.

A questo proposito, il nostro protagonista, una sera durante un’uscita in esplorazione, strisciando sotto i reticolati trovò una cartolina postale con l’immagine di S. Antonio da Padova con riportata una preghiera di cui allego il testo, per comprendere la devozione che avevano molti nostri soldati a questo santo.

« O glorioso taumaturgo, SantAntonio di Padova, per la tua santità e per le copiosissime grazie che con la tua intercessione si ottengono, luce e decoro d’Italia. In quest’ora solenne ed ansiosa, in cui combattiamo per assicurare alla nostra Patria diletta i naturali suoi confini e per stringere la mano ai nostri fratelli irredenti, benedici il magnanimo sovrano, erede augusto di gloriosa progenie: a Lui primo milite della Patria, che gira a petto scoperto sulla linea del fuoco fraternizzando con i soldati ovunque portando il fuoco sacro di quelle virtù che furono già quelle dei Santi di Savoia. Benedici a tutti i soldati dal primo comandante all’ultimo milite, e come un tempo per la potenza della tua parola, Santo Antonio, cadde ai tuoi piedi tutto tremante l’immanissimo tiranno Ezzelino, così ora proteggi il nostro valoroso esercito rendilo gloriosamente vincitore ed impetra dal Signore che la nostra bandiera sventoli sempre incontaminata e trionfatrice, segnacolo ai popoli di giustizia e libertà.»

s antonio

Roberto Mazzola, Un esploratore della grande guerra. Piero Fadigato, 2014

 

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