Natale 1914: l’ordine di non fraternizzare (R. Morozzo Della Rocca)
Commoventi sono le descrizioni di ciò che accadde nel Natale 1914, allorché sul fronte occidentale molti soldati fraternizzarono, scoprendo che nella trincea innanzi alla propria c’erano esseri umani e non belve come voleva la propaganda di guerra. Si cantò, si scambiarono doni, si commemorarono religiosamente i caduti. Chi aveva sparato fino a poco prima pregò per i morti che lui stesso aveva provocato. Furono sentimenti di pace, pietà, nostalgia, e anche malinconia. Ricordava un soldato inglese: “Un tedesco mi sussurrò con voce tremante: oggi abbiamo avuto la pace, ma domani tu combatterai per il tuo Paese e io per il mio” e in silenzio ritornò indietro. Le fraternizzazioni avvennero quasi esclusivamente tra inglesi e tedeschi, che ricevevano numerosi messaggi e doni natalizi dalle famiglie e dalla sussistenza militare. I francesi avevano in quel momento maggiore odio per il nemico e la laica Parigi intese ignorare il Natale al fronte, considerato fattore di disfattismo. Così sarà dal 1915 anche nell’esercito italiano, dove le fraternizzazioni potevano portare alla corte marziale e al plotone d’esecuzione. È l’altro, triste aspetto del Natale nelle trincee della Grande Guerra: dacché centomila soldati tedeschi e inglesi s’erano riconosciuti come fratelli d’umanità nel primo Natale di guerra, governi e comandi adottarono le contromisure: divieto assoluto di fraternizzazioni, severe misure punitive, bombardamenti e assalti decretati alla vigilia e nel giorno stesso di Natale. Non a caso una proposta di tregua natalizia di Benedetto XV era stata respinta dagli Stati belligeranti fin dai primi approcci diplomatici nel novembre 1914. Gli ufficiali ebbero ordine di evitare anche in tempi normali le tregue d’armi, quel reciproco accomodamento tacito per cui non si sparava a freddo né durante i pasti né al recupero dei feriti, tanto più se le trincee erano vicine (sul fronte italiano si arrivò a tre soli metri di distanza). L’andamento della guerra fu spietato come voluto dagli alti comandi: non appena i combattimenti divennero massacri, e l’uso dei gas li rese ancor più cinici, prevalse in tutti gli eserciti quell’animosità verso il nemico che nel 1914 la propaganda non era riuscita a infondere. Come notava Piero Melograni, “il fatto che il nemico combattesse era una ragione sufficiente perché ognuno si sentisse a sua volta animato da spirito combattivo”. Sul “vivi e lascia vivere” ebbe la meglio il “mors tua vita mea”. Come un ufficiale aveva detto a un soldato abruzzese che avrebbe preferito non provocare gli austriaci della trincea accanto: “Appena vedete un nemico, un colpo e freddatelo, sarà sempre uno di meno, mai risparmiarli, bisogna tener alto l’odio e la volontà di accopparli, così sarà più breve la via della vittoria”. Da qui a fare del Natale una spregevole festa pacifista poco correva. Quale volontà di uccidere potevano avere i soldati nel giorno in cui Gesù era venuto a salvare l’umanità? Quale combattività in un giorno di struggenti nostalgie della famiglia e del focolare, col desidero di non trovarsi tra melma, pidocchi e granate? Ed il Natale era davvero la festa della pace, era la nascita del Principe della pace, annunciata dagli angeli con l’augurio di pace a tutti gli uomini, fossero anche in guerra. Nell’esercito germanico e in quello inglese il Natale non fu mai censurato, anche se le fraternizzazioni furono impedite. Nell’esercito francese e in quello italiano si tentò di sottacerlo e di oscurarne il significato. Le poche cartoline natalizie di cui i soldati poterono disporre recavano improbabili frasi che suscitavano sarcasmo: “Là, nella trincea vigili e ospitale, inneggia alla vittoria il soldato italiano nel giorno di Natale”. Seppure destinate a non ripetersi per la progressiva disumanizzazione della guerra, le tregue d’armi del Natale 1914 attestano quali fossero i sentimenti autentici dei soldati, che percepivano il male in cui erano precipitati.
Roberto Morozzo Della Rocca, Ma l’ordine fu: “Mai fraternizzare”, in Avvenire, 12 dicembre 2014, p. 13
luogo dove avvenne la tregua del Natale 1914