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Pubblicato da il 25 Giu 2015 in Chiesa | 0 Commenti

Patriottismo e religione: acqua al mulino della guerra (B. Bignami)

Patriottismo e religione: acqua al mulino della guerra (B. Bignami)

L’alleanza tra il patriottismo e la religione era anche il grembo di una possibile generazione di eroi, preziosi più che mai in tempo di guerra. Padre Giovanni Semeria, cappellano militare presso il Comando supremo del generale Luigi Cadorna ed ecclesiastico in vista, ricordava che “la religiosità del popolo ha aiutato la guerra e la guerra ha rianimato la religiosità del popolo italiano”. Il ritorno alla fede venne visto nella possibile ripresa dei valori spirituali, nella distruzione dell’egoismo in favore dell’eroismo per la patria, nel diffondersi dello spirito di sacrificio e di rinuncia che conoscevano espliciti riferimenti evangelici. Per questo, la predicazione del cappellani militari ai soldati finì per portare acqua al mulino della guerra: il sacrificio per la patria era un martirio alla stregua di quello per la fede. La religione diventò la fonte migliore per educare all’eroismo in guerra e al dovere militare. A conferma di questo basti ricordare ciò che Benito Mussolini scrisse il 31 dicembre 1916 nel suo Diario di guerra, dopo aver ascoltato il discorso di un cappellano militare. Definì il grido conclusivo del presule: “L’Italia anzi tutto e soprattutto” come “il primo discorso veramente e accesamente patriottico che ho sentito in sedici mesi di guerra”.

Bruno Bignami, La Chiesa in trincea. I preti nella Grande Guerra, Salerno editrice, 2014, p. 54

 

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