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Pubblicato da il 1 Nov 2015 in Letture | 0 Commenti

Poesia: “Sento ani” (Prima guera mondiae) – Cento anni (Prima guerra mondiale) (M. Pavan)

 

IN TRINCEA

I xè pochi, ancora ‘desso tanto massa pochi

sento ani per dismentegare me poro nono

ch’el scavava buse e che el se sentiva a tochi.

Sol Carso, lu zovane, sempre tuto un tremasso.

Cofà on sorze in gabia, poareto de tuto…

inmagà a scoltare chi che ghe comandava

e lo voeva eroe par forsa: al mojo e al suto

dentro e fora, su e zò a far da sentinea.

Me nono che mi non go mai conossudo:

me nono che nol ga mai vudo gnente, alora,

ganca on fià de profumo bon de dona.

Desso come lu i li ricordarà in tanti

ma non i tirarà fora la guera, quea vera.

Anca ‘sta volta i contarà dai pulpiti ancora busie.

Traduzione letterale:

Cento anni (Primo conflitto mondiale)

Sono pochi, ancora oggi, troppo pochi

cent’anni per dimenticare il mio caro nonno

che scavava cunicoli e che si sentiva a pezzi.

Sul Carso, lui, giovane, sempre pieno di paura.

Come un topo in gabbia, povero di tutto…

imbambolato a ubbidire ai superiori

e a chi lo voleva eroe per forza: all’umidità e all’asciutto

dentro e fuori, su e giù di sentinella.

Mio nonno che io non ho mai conosciuto:

mio nonno che non ha mai avuto nulla, allora,

nemmeno un dolce profumo di donna.

Adesso di lui e di tanti si farà memoria

ma non si parlerà della guerra, quella vera.

Anche questa volta da sedi importanti si racconteranno menzogne.

Mario Pavan (Vicenza)

 

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