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Pubblicato da il 22 Nov 2016 in Chiesa | 16 Commenti

“Preghiera dell’Alpino”: blasfema e inutile (M. Mazzetto)

“Preghiera dell’Alpino”: blasfema e inutile (M. Mazzetto)

 

* Non vi sono altri termini appropriati per definire la preghiera che ancor oggi si recita non nei reparti militari degli Alpini bensì nell’ “Associazione Nazionale Alpini”, come risulta dagli articoli pubblicati qui sotto.

Si continua, infatti, a chiedere a Dio di rendere “forti le nostre armi contro chiunque minacci la nostra Patria, la nostra Bandiera, la nostra millenaria civiltà cristiana”(senza considerare che si persevera a chiedere a Dio di benedire e proteggere i “battaglioni”, quando chi scrive è convito che Dio – almeno il Dio di Gesù Cristo – non benedica affatto alcun battaglione militare).

Inoltre, non si considera – con un minimo di riflessione critica – che una preghiera simile poteva essere recitata, durante la Prima Guerra mondiale, dai nostri “nemici”, gli austroungarici, anch’essi cristiani come noi. Donde la sua “inutilità”: chi avrebbe dovuto ascoltare il buon Dio? e chi avrebbe dovuto non ascoltare?

Poiché essa viene recitata ancora nei raduni dell’Associazione, memori della Grande guerra, “gloriosi e ingannati” come li chiama il curatore di questo sito e firmatario di questa presentazione, viene riportata qui con relative informazioni.

* Nota: l’aggettivo “ingannati” riferito ai nostri alpini e, in genere, ai soldati nella Grande Guerra, è il medesimo che è stato usato, più volte, da Ermanno Olmi, nelle diverse interviste uscite (di cui vi sono brani anche in questo sito), un paio di anni fa, in occasione del suo film “torneranno i prati”: egli affermava che, mediante la bugia, furono ingannati e traditi.

Maurizio Mazzetto

La nostra Preghiera

pubblicato nel numero di Ottobre 2015 dell’Alpino

Compie cento anni la “Preghiera dell’Alpino”. Nata nella Grande Guerra, ha avuto diverse versioni, fino ad arrivare alle due attuali, ed è sempre il momento più sacro per noi alpini: una voce annuncia solenne: «Preghiera dell’Alpino», squilla l’attenti e mentre scorrono quelle parole sfila davanti a noi la lunga colonna di quelli che ci hanno preceduti, le loro imprese, i loro sacrifici. La Preghiera del ’15-’18 è molto diversa dall’attuale, ma esprime già concetti che torneranno nelle versioni successive: i ghiacciai eterni posti a difesa della Patria, l’invocazione a salvarci dal gelo e dalla tormenta e a proteggere le famiglie lontane. Nel 1935 viene pubblicata la “Preghiera dell’Alpino” scritta dal magg. Sora, comandante del battaglione Edolo, che contiene gli elementi base della versione definitiva.

Negli stessi anni appare una “Preghiera dell’Alpino” del Feltre, fatta su misura per i reparti impegnati in Abissinia: per la prima volta c’è l’invocazione alla Madonna, alla Madonnina del Grappa. Nel 1937 un certo Lio da Padova scrive una preghiera completamente diversa, piena di retorica e frasi roboanti. Le “nude rocce” e i “perenni ghiacciai” tornano due anni dopo: il testo è riportato sul retro di due cartoline edite dal battaglione Val d’Adige. Nel 1941, in piena guerra, una versione è pubblicata nella raccolta delle preghiere del soldato. Ha quasi le stesse parole delle altre, tranne il finale: «Proteggi, o Signore, l’amato sovrano, il duce nostro, e concedi sempre alle armi romane, guidate da augusta sapienza, il giusto premio della vittoria», in linea con i fraseggi dell’epoca.

Nello stesso anno anche il vescovo Briacca si cimenta in una “Preghiera dell’Alpino” (50 giorni di indulgenza a chi la recita), con la novità dell’invocazione alla Madonna. L’anno dopo Teresio Olivelli, eroico ufficiale di artiglieria alpina e grande uomo (è in corso la causa di beatificazione) regala ai compagni del corso ufficiali di Lucca la sua preghiera; è quasi la versione definitiva, mancano le invocazioni alla Madonna e i vari saluti a duce e re. Duce e re spariscono dalla versione del dopoguerra, che contiene però un paio di passaggi che saranno al centro di diatribe fino ai giorni nostri.

Se nel ’41 si pregava infatti: «Fà che le nostre armi siano infallibili contro chiunque osi offendere la nostra Patria, la nostra millenaria cristiana civiltà, la nostra Bandiera gloriosa», nel 1949 si dice: «Rendi forti le nostre armi contro chiunque minacci la nostra Patria, la nostra bandiera, la nostra millenaria civiltà cristiana…». È la versione ufficiale, partita da una richiesta di ammodernamento fatta dal cappellano del 4º reggimento alpini, scritta in pochi giorni, approvata dall’Ordinario militare mons. Ferrero; introduce una novità, l’invocazione finale alla Madonna. È la versione ufficiale dell’Ana, la Santa Sede autorizza a recitarla nelle funzioni religiose; più avanti viene anche consentita come preghiera dei fedeli.

Nel 1972 però l’onda pacifista tocca anche la “Preghiera dell’Alpino” e il cappellano del 4º Corpo d’Armata, mons. Parisio, ottiene di sostituire alcune frasi ritenute non più consone alla sensibilità dei giovani alpini in armi. Così “rendi forti le nostre armi…” diventa “rendici forti a difesa della nostra Patria e della nostra bandiera”; sparisce la millenaria civiltà cristiana. La nuova versione viene approvata anche dal comando del Corpo d’Armata Alpino e dall’Ana, e diventa nel 1985 la preghiera ufficiale dell’alpino. Ma a tanti alpini non piace, perché considerano l’eliminare il «rendi forti le nostre armi» quasi un tradire i valori delle penne nere e questo movimento d’opinione due anni dopo induce il Presidente nazionale Caprioli a chiedere e ottenere dal Cdn che nelle manifestazioni organizzate dall’Ana sia preferibile recitare la versione del 1949. Questa disposizione è contenuta nel cerimoniale Ana, aggiornato l’anno scorso. Ma non è finita. Otto anni fa nella versione ufficiale viene ripristinata la civiltà cristiana…

La differenza fra le due versioni è ridotta ormai alla presenza o meno delle armi: una differenza importante per chi alimenta ancora discussioni sulla validità dell’una o dell’altra versione. Ma la regola è chiara: nelle cerimonie per soli iscritti all’Ana la Preghiera è quella del 1949 (con armi), in quelle con alpini in armi si recita la versione del 1985 (senza armi)… edulcorata!

Dino Biesuz

La Preghiera dell’Alpino: le tappe principali della sua storia

1947: ritrovamento nell’archivio della famiglia del colonnello Gennaro Sora di una lettera alla madre, datata luglio 1935. In essa compare una sua preghiera elaborata per gli alpini dell’Edolo, battaglione da lui comandato, nella quale numerose sono le frasi poi diventate patrimonio di tutti gli alpini in armi e in congedo. Il col. Sora morì nel 1945 dopo un’avventurosa vita spesa al servizio della Patria sull’Adamello, alle isole Svalbard (impresa Nobile), in Africa Orientale e in prigionia in Kenia.

11 ottobre 1949: don Pietro Solero, grande figura di sacerdote, di alpino e di alpinista, cappellano del 4º Alpini, in un incontro con l’Ordinario militare, mons. Carlo Alberto Ferrero di Cavallerleone, propone di «ritoccare e di rimodernare la Preghiera e di concedere la facoltà di recitarla dopo la Messa in luogo della Preghiera del Soldato».

21 ottobre 1949: mons. Ferrero approva e il vicario generale mons. Giuseppe Trossi comunica il nuovo testo della Preghiera a tutti i comandanti alpini.

1972: mons. Aldo Parisio, cappellano capo del 4º Corpo d’Armata Alpino, chiede e ottiene dall’Ordinario militare, mons. Mario Schierano, di sostituire alcune frasi ritenute non più consone al momento che l’Italia sta vivendo. Perciò il «rendi forti le nostre armi contro chiunque minacci la nostra Patria, la nostra Bandiera, la nostra millenaria civiltà cristiana…» diventa: «Rendici forti a difesa della nostra Patria e della nostra Bandiera».

15 dicembre 1985: il testo così modificato è definitivamente approvato per cui la nuova “Preghiera dell’Alpino” diventa ufficiale.

26 settembre 1987: il Presidente Caprioli chiede e ottiene dal Consiglio Direttivo Nazionale dell’Ana che la Preghiera sia preferibilmente recitata, nella forma originale del 1949, quando le cerimonie sono celebrate in presenza di soli iscritti all’Ana e nel testo modificato nel 1985 in presenza di reparti alpini in armi che non possono evidentemente contravvenire agli ordini.

6 settembre 2007: l’arcivescovo Ordinario militare, mons. Vincenzo Pelvi, reinserisce nel testo della Preghiera modificata nel 1985 il riferimento alla «nostra millenaria civiltà cristiana». Per gli alpini in servizio, dunque, il «rendici forti a difesa della nostra Patria e della nostra Bandiera» diventa: «Rendici forti a difesa della nostra Patria, della nostra Bandiera, della nostra millenaria civiltà cristiana».

12/10/2015

(* dal sito dell’A.N.A; consultazione in rete il 22 novembre 2016)

Storia della “PREGHIERA DELL’ALPINO”

A. /D.P.

pubblicata su “La più bela fameja” n. 5 del 15 ottobre 2004

La preghiera, scritta dal Maggiore Sora, allora comandante del battaglione Edolo, (* 1935, ndr), piacque e fu subito adottata da altri reparti alpini, subendo nel tempo alcune trasformazioni nel testo, giustificate dai nuovi eventi storici. Infatti, l’11 ottobre 1949, il Cappellano Militare del 4° Reggimento Alpini di stanza a Torino, Don Pietro Solero, dopo un incontro con l’Ordinario Militare, Mons. Carlo Alberto Ferrero di Cavallerleone, in occasione del Trofeo della Montagna tenutosi ad Aosta, così scriveva: ”Come Sua Eccellenza ben sa, nelle truppe e nei reparti alpini, usavasi anticamente ed ancora si usa in particolari circostanze recitare a fine Messa, la preghiera dell’Alpino. Chi sia l’autore di tale preghiera non mi è stato possibile sapere con sicurezza”. Don Pietro Solero allegava alla lettera il testo scritto dal Maggiore Sora da cui erano già stati tolti i riferimenti al re ed al duce. Lo scopo della lettera era però un altro, dato che il cappellano chiedeva due cose: che “Vostra Eccellenza Reverendissima ritoccasse e rimodernasse tale preghiera con un riferimento particolare alla Madonna degli Alpini, e ci concedesse nello stesso tempo la facoltà di recitarla in speciali circostanze dopo la S. Messa, in sostituzione della Preghiera del Soldato”. Solo dieci giorni dopo, il Vicario Generale Mons. Giuseppe Trossi con Prot. N. 8534 del 21 ottobre 1949 comunicò ai Comandanti di tutti i Reparti Alpini e al cappellano di Torino il nuovo testo della preghiera con aggiunto il riferimento richiesto alla Madonna degli Alpini.

Su le nude rocce , sui perenni ghiacciai, su ogni balza delle Alpi ove la provvidenza ci ha posto a baluardo fedele delle nostre contrade, noi, purificati dal dovere pericolosamente compiuto, eleviamo l’animo a te, o Signore, che proteggi le nostre mamme, le nostre spose, i nostri figli e i fratelli lontani, e ci aiuti ad essere degni delle glorie dei nostri avi. Dio Onnipotente, che governi tutti gli elementi, salva noi, armati come siamo di fede e di amore. Salvaci dal gelo implacabile, dai vortici della tormenta, dall’impeto della valanga; fa che il nostro piede posi sicuro sulle creste vertiginose, su le diritte pareti, oltre i crepacci insidiosi; rendi forti le nostre armi contro chiunque minacci la nostra Patria, la nostra Bandiera, la nostra millenaria civiltà cristiana. E tu, Madre di dio, candida più della neve, Tu che hai conosciuto e raccolto ogni sofferenza e ogni sacrificio di tutti gli Alpini caduti, Tu che conosci e raccogli ogni anelito e ogni speranza di tutti gli Alpini vivi ed in armi, tu benedici e sorridi ai nostri battaglioni ed ai nostri gruppi. Così sia.”

La circolare emanata precisava che questa nuova preghiera, autorizzata dall’Ordinariato Militare, dovesse essere recitata “ … al termine della S. Messa, nei giorni di domenica e di precetto e invece della “Preghiera del Soldato”, quando le truppe alpine si trovavano adunate per istruzioni o esercitazioni di montagna”. Questa preghiera è la stessa che si recita ancor oggi nell’Associazione Nazionale Alpini. Nei reparti alpini, invece, il testo utilizzato è quello modificato su proposta in un primo tempo, nel 1972 di Mons. Pietro Parisio, cappellano militare capo del Servizio Assistenza Spirituale del 4° Corpo d’Armata Alpino, con l’approvazione del suo generale comandante Franco Andreis. Mons. Parisio chiese ed ottenne dall’Arcivescovo Ordinario Militare, Mons. Schierano, di introdurvi alcune modifiche per corrispondere alla nuova sensibilità dei giovani Alpini alle armi, sicuramente diversi, per esperienza e modo di sentire, dai commilitoni che avevano partecipato alle sanguinose guerre mondiali. Nel nuovo testo approvato da Mons. Schierano, veniva sostituita la frase: “… rendi forte le nostre armi contro chiunque minacci la nostra Patria, la nostra Bandiera, la nostra millenaria civiltà cristiana”, con la dicitura: “rendici forte a difesa della nostra Patria, e della nostra Bandiera”; nella convinzione che la nuova formula fosse più rispondente agli scopi istituzionali. Mons. Mario Pedrazzini, capo del Servizio di Assistenza Spirituale del 4° Corpo d’Armata, subentrato all’incarico a Mons. Parisio, commentando la nuova formulazione sotto il profilo filosofico, si esprimeva in maniera positiva. Il testo veniva definitivamente approvato il 15 dicembre 1985. Infine, un’ultima modifica veniva recentemente apportata dall’Ordinariato Militare all’ultima frase che è diventata: “… Tu benedici e proteggi i nostri Battaglioni e le nostre compagnie”.

(* dal sito dell’Associazione Alpini di Pordenone; consultazione in rete il 22 novembre 2016; sottolineature mie)

 

16 Commenti

  1. Grazie!! Mi fanno pat pat sulla spalla quando dico ad amici del mio paese della Val Camonica, credenti e anche impegnati, che non sopporto squilli di tromba, alzate di bandiera e preghiera dell’ alpino durante una messa. Messa domenicale in cui tutti gli anni si commemora la battaglia di Nikolaiewka. Mi veniva da pensare di essere io una ipersensibile. Siccome gli Alpini(ANA) fanno importanti e lodevoli attività di volontariato perchè prendersela? Questo è quanto in genere pensano i bravi cristiani di montagna. Ma non c’è bisogno di giocare ai soldatini e di chiedere benedizioni contro qualcun altro.

    • Nikolajewka 55 mila morti, alpini, ragazzi di 20 anni,
      e a te da fastidio che siano ricordati con uno squillo di tromba (attenti) e “PREGHIERA DELL’ALPININO” una volta l’anno? VERGOGNA! a nome mio e di tutti quelle mamme che hanno perso un figlio in quella battaglia. Se tu fossi veramente credente, ti uniresti a loro in quella preghiera.

      • Zio Pit, perchè non pregare anche per i morti degli altri paesi? Italiani 600.000 ma francesi un milione e mezzo, tedeschi un milione e ottocentomila, la grande guerra ha fatto una venina di milioni di morti! Smettiamola di pregare Dio solo per i nostri!
        Se il tuo dio deve benedire le tue armi, non è il mio Dio.

        • non so se tu hai prestato il servizio militare, penso proprio di no, ma se un giorno ti andasse di fare visita ad un sacrario militare (es. cima grappa, redipuglia, montecassino per citarne alcuni) scoprirai che lì sono sepolti tutti quegli uomini che hanno sacrificato la loro vita per un ideale, giusto o sbagliato che fosse, e quando andiamo a pregare in quei luoghi,preghiamo per tutti loro, senza distinzione.

        • ognuno di noi prega per i suoi morti, poi a proposito di: rendi forti le nostre armi, quelle armi hanno parato e parano anche il tuo culo!(peccato)

    • Nikolajewka 55 mila morti, alpini, ragazzi di 20 anni,
      e a te da fastidio che siano ricordati con uno squillo di tromba (attenti) e “PREGHIERA DELL’ALPINO” una volta l’anno? VERGOGNA! a nome mio e di tutte quelle mamme che hanno perso un figlio in quella battaglia. Se tu fossi veramente credente, ti uniresti a loro in quella preghiera.

  2. Bene.
    Allora alla prossima calamità invocate Dio.
    Magari sarà molto più bravo a Piantare Tende per gli sfollati. Allestire mense per chi a perso Tutto.
    A dare conforto e sbattersi SENZA CHIEDERE NULLA MA DONANDO TUTTO!
    Pregate gente. Pregate!!

  3. “La difesa della Patria è sacro dovere del cittadino” recita l’art. 52 della Costituzione.E la Patria si difende non solo ma anche con le armi. Le armi,usate anche dalle forze dell’ordine,sono uno strumento che può essere utilizzato bene o male.Anche le guardie svizzere sono armate! Demonizzare le armi è sciocco e insensato! cordiali

  4. Ho avuto l’ONORE di servire la Patria da Alpino in tempo di pace. Francamente delle diatribe intellettualoidi non mi importa un accidente. Si nasce Alpino e si muore da Alpino con la certezza che altri Alpini ti accompagneranno nell’ultimo viaggio cantando Dio del Cielo e recitando la nostra preghiera. Senza se e senza ma

    • Non Dio del Cielo, ma Signore delle cime.

  5. Fra (@Luca),
    Concordo totalmente.
    Tanti alpini incontrati negli ultimi 30 anni mi hanno, anche se sconosciuti, accompagnato gratis ed io loro.
    Chi parla a vanvera e sull’onda di ideologie che hanno fatto milioni di morti e neanche un atto di solidarietà gratuita, dovrebbe tacere…per non fare la figura dell’imbecille…
    …di qui non si passa…

  6. Anzichè perdere del tempo a muovere critiche alla Nostra PREGHIERA DELL’ALPINO e di conseguenza darci degli ipocriti perchè in essa chiediamo a Dio di proteggere le nostre armi e la nostra civiltà cristiana inviterei il Mazzetto a guardare bene quello che gli alpini fanno in silenzio a favore di chi ha bisogno, legga il libro verde della solidarietà e magari partecipi alla Messa in Duomo che si celebra la domenica prima del Santo Natale. Per inciso
    LA COMMEMORAZIONE E’ OFFICIATA PER I CADUTI DI TUTTE LE GUERRE SENZA DISTINZIONE DI RAZZA O BANDIERA.

  7. Bello stare seduto al computer al calduccio ecriticare chi ha fatto e fa grandissimi sacrifici per la patria e per gli altri..
    Meriterebbe di stare sotto al nazismo,o sotto Tito.. Allora senza computer, senza calduccio invocherebbe Dio che gli mandasse qualcuno ad aiutarlo.

    Chi ha il cuore compassionevole non ha tempo per vuote invettive, ma si alza e va a dare una mano.
    Come gli Alpini.

  8. Quante polemiche inutili.

    Che il Dio degli Eserciti possa essere invocato a difesa della Patria è tanto ovvio che chiunque lo metta in discussione dimostra di non aver nemmeno sfogliato i quattro quinti della Sacra Scrittura.

    La smania poi di voler cambiare, aggiornare, rivedere testi ormai cristallizzati e cari si basa sulla orgogliosa sfiducia nell’intelligenza di chi legge una poesia o una preghiera scritta in altri anni di essere capace di coglierne il contesto ed il linguaggio del tempo in cui fu composto.
    Togliamo gli arcaismi dai sonetti di Petrarca o dalle terzine di Dante e li avremo rovinati per sempre.

    Don Ettore
    Alpino in gioventù e Sacerdote.

  9. Non sapete niente e non capite niente…. c’è poco da dire e da fare. Inutile interloquire con chi mette in campo argomentazioni tanto faziose quanto inutili e dannose. Mazzetto occupati di cose un po più urgenti e pratiche.

  10. L’Italia ha combattuto, nella prima metà del ‘900, quattro guerre principali (Libia, prima guerra mondiale, Etiopia, seconda guerra mondiale). Di queste nessuna è stata di difesa, ma di aggressione. In due casi parliamo addirittura di guerre coloniali. Quindi la retorica della “difesa della patria” appare per quella che è: retorica ipocrita. Gli alpini inviati sul Carso, in Etiopia, in Albania, in Grecia, in Russia non erano chiamati a difendere la patria, ma ad aggredire quella altrui. Mario Rigoni Stern ha sempre sottolineato che “il nemico non era il soldato che avevamo di fronte, ma il regime criminale e guerrafondaio che ci aveva mandati lì”. Nutro un profondo rispetto per quei ragazzi (tra cui mio zio, sopravvissuto a Nikolajewka), prime vittime di scelte, per l’appunto, criminali, ma la retorica che si è costruita loro attorno e che si continua a perpetuare è odiosa e pericolosa, punta ad autoassolverci dalle gravi responsabilità storiche di cui l’Italia di quegli anni si è macchiata. Va da sé che invocare Dio a giustificazione di tutto ciò è a dir poco blasfemo. Continuare a recitare un testo partorito negli anni trenta, quindi nel momento più nero della nostra storia, lo trovo ripugnante. Se un imam in una qualunque moschea invocasse Dio dicendo “benedici le nostre armi, rendile forti contro chiunque minacci la nostra millenaria civiltà islamica (cristiana)” verrebbe come minimo indagato per istigazione alla guerra santa. Non mi pare che le associazioni attuali degli alpini abbiamo bisogno di simili elementi identitari. Qualunque giustificazione di natura storica, consuetudinaria o di altro tipo mi sembra un vano esercizio sofistico. La definitiva eliminazione di questo residuato fascista e militarista porterebbe al corpo degli alpini solamente onore.

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