Prima guerra mondiale: la sofferenza condivisa (G. Dossetti)
“La familiarità, la convivialità paesana è stata una delle dimensioni fondamentali della mia esistenza, fin dai primi anni della mia fanciullezza. Mi ha dato una dimensione profondamente famigliare della vita e profondamente comunitaria che poi è sbocciata in una coscienza più vasta, sia pure iniziale ma ravvivata poi da grandi eventi.
Essere nati nel 1913 vuol dire essere nati nell’altro secolo, perché il secolo presente si può farlo cominciare con la prima guerra mondiale.
Ebbene, ho ricordi della mia primissima infanzia, quando avevo soltanto due anni e mezzo, all’inizio della guerra. Ho ricordi vivi di quella che poteva essere la passione e la sofferenza di un piccolo paese poco progredito economicamente, in quegli anni di difficoltà e di fame per tutti e di grandi lutti. Mi ricordo ancora quando sentivo dire in casa, avevo tre o quattro anni, che il maresciallo dei carabinieri era andato a visitare questa o quella famiglia per annunziare la morte di un famigliare nella prima guerra mondiale. E questi lutti paesani vissuti comunitariamente in una sofferenza comune hanno formato, hanno impresso profonde orme nella mia vita sin dalla fanciullezza e hanno appunto dato sin dalla prima infanzia questa dimensione di solidarietà, di comprensione, di non estraneità alle sofferenze degli altri, di convivialità nella gioia e di compartecipazione viva nel dolore, nella sofferenza, soprattutto dei poveri”.
Giuseppe Dossetti, La parola ed il silenzio. Discorsi e scritti 1986-1995,
Paoline, 2005, p. 265
(* si ringrazia della segnalazione Sandro Bonardi)