Menu Pagine
TwitterRssFacebook
Menu Categorie

Pubblicato da il 31 Lug 2018 in Storia | 0 Commenti

Redimere chi? Il diritto delle genti (L. Del Boca)

Nemesi della storia. Che, a giudicarla col senno del poi, si rivela irridente e persino un po’ bastarda.

La propaganda esaltò la Prima guerra mondiale come un “sacro” conflitto, destinato a “liberare” le regioni dell’Italia orientale che erano rimaste sotto “il tallone dello straniero” e “anelavano” a riunificarsi alla madrepatria.

In realtà, i soldati che il 24 maggio 1915 attraversarono il confine incontrarono una popolazione indifferente, se non proprio ostile.

Sott Vittorio si sta mal

la poenta senza sal.

Il generale Cantore, colpito dalla “tiepida” accoglienza degli abitanti di Avio, in Trentino, commentò: “Voi… sieti tutti austricanti!”. E Giovanni Comisso: “Così ci trattate che siamo venuti a liberarvi? Ma ci voltavano le spalle…”.

Ovviamente, non mancava i filo-italiani, ma esisteva un forte nucleo “imperiale”. A volere semplificare: una parte significativa della borghesia poteva essere considerata idealmente vicina al tricolore ma il resto della popolazione – che rappresentava di gran lunga la maggioranza – andava digradando dall’indifferenza all’ostilità.

Il soldato Bucci dell’11a compagnia accompagnava un carro di legna requisito. Chiedeva a Chialon Giuseppe di Villesse, di anni 52, la via da percorrere e quello gli forniva informazioni opposte.”

La popolazione, insomma, non era così amica.

Non c’era niente o nessuno da “liberare”. Quella era una guerra di conquista, destinata a sottomettere le popolazioni friulane e sud-tirolesi che sarebbero state benissimo dov’erano e autonomamente avrebbero chiesto di cambiare regime. Mentre a parole si predicava il diritto delle genti, ci si andava attrezzando per sottometterle con la forza e, se necessario, con brutalità.

Quando si dice: “i ricorsi della storia”…. I genitori e i nonni dei “terroni”, giusto una cinquantina d’anni prima, avevano subito la medesima sorte. Erano stati invasi. I figli e i nipoti – per obbedienza agli ordini – si trovarono in prima linea per occupare provincie che, di per sé, non ne avrebbero voluto sapere di un nuovo governo. E se la conquista del Sud si realizzò con la violenza e la crudeltà, l’occupazione del Nord-Est avvenne con atteggiamenti aggressivi e non di rado barbari.

I bersaglieri, sfondato l’uscio, avevano devastato le stanze lasciando intatte, coi vetri, solo le tendine che la signora Bisajl aveva accuratamente appeso.”

A Condino, l’8 giugno 1915, “i soldati, lasciati liberi di entrare nelle case, sempre coll’idea di trovare qualche cosa da mangiare, si sono abbandonati a un’orgia di distruzione. Hanno invaso negozi, caffè, alberghi e case private (…)”.

Lorenzo Del Boca, Il sangue dei terroni, Piemme 2016, p. 52-53

Pubblica un Risposta

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *