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Pubblicato da il 11 Dic 2017 in Letture | 0 Commenti

Torna il sorriso, …come “torneranno i prati” (P. Malaguti)?

Torna il sorriso, …come “torneranno i prati” (P. Malaguti)?

 

Il sole ha fatto capolino tra alte nubi che, in alcuni tratti del cielo, appaiono bianche e spumose come quelle primaverili. Le gocce dell’ultima pioggia, sospese tra i rami di un noce poco distante, brillano come gemme pallide, come i vetri delle luminarie di una chiesa, o forse soltanto come gocce d’acqua pura sui rami spogli ma ancora vivi, soltanto addormentati in attesa del marzo venturo.

Vuoi vedere che anche l’anno prossimo torna la primavera?” mormora il Vecio a Baguzzi, che è il più prossimo a lui e, esaurita la discussione, si gode il poco sole e il mozzicone di sigaro che gli resta. Vorrebbe forse di re di più, il Vecio, dietro quell’auspicio banale nella sua ovvietà: che forse la va davvero a pochi, questa volta, e che sono ancora vivi, che hanno la possibilità di godersi la camminata nella campagna quasi intatta, e che forse sono davvero uomini forti, se dopo tutta la guerra che hanno macinato sono ancora in grado di sorridere perché il sole illumina i rami bagnati di un noce. Forti, oppure pazzi.

Ma il Vecio non ha mai avuto parole in avanzo, e tutto sommato quanto ha detto gli sembra che a guardarlo e a rigirarlo con calma tra le mani, abbia in sé tutto quello che serve per far intendere quello che ha dentro.

Paolo Malaguti, Prima dell’alba, Neri Pozza, 2017, p. 232

 

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