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Pubblicato da il 16 Lug 2014 in Frammenti | 0 Commenti

Tra segoni e canzoni (M. Rigoni Stern)

La vita di trincea, che Lei ha ben descritto, con il suo carico di morte e di sofferenza ma anche di gesti di eroismo, ha rivelato, specialmente nell’ultimo anno di guerra, episodi di solidarietà soprattutto per il Natale fatti di parole, gesti semplici ma umani; non solo scambio di auguri ma anche di cibo e di vino e tabacco tra austriaci e italiani. Sono atteggiamenti di vita quotidiana che vanno in direzione opposta all’atrocità della guerra. Come si spiega?
Si spiega con il fatto che, certe volte, gli uomini ripensavano a quella che era stata la vita civile nelle proprie case. Ci sono ricorrenze, come il Natale, in cui ci si domandava: come si fa a spare il giorno di Natale o di Pasqua? Oppure ci sono momenti particolari in cui uno pensa alla sua casa, alla moglie o ai figli e pensa che anche l’avversario ha moglie, figli. Allora non si spara. Racconto un episodio avvenuto in Altipiano. In trincea, durante l’inverno del ’16, che fu l’inverno più nevoso della Prima guerra mondiale, venne tanta e tanta di quella neve che furono sospese le azioni. Per due o tre mesi le truppe italiane e austriache pensarono solo a spalare neve e tagliare alberi per riscaldarsi. C’erano i nostri alpini, compaesani, in linea di fronte con gli austriaci. Loro avevano buoni segoni e li imprestavano agli italiani per tagliare la legna, se li scambiavano! C’era poi un’altra compagnia, sempre di alpini, a cui invece gli austriaci non prestavano i segoni, forse perché ce l’avevano con loro, come succede tra contrade. Un nostro compaesano, Piero Stival, una notte decise di andare a prendere il segone agli austriaci; uscì dalla trincea, nevicava, andò nel loro magazzino e lo rubò. Gli austriaci, quando si accorsero che il segone era stato rubato da uno della trincea italiana, si incavolarono e insultavano come ladri quando vedevano gli alpini di quella compagnia. Andò a finire che quando fu fatta una bella scorta di legna, Piero Stival, andò a riconsegnare il segone agli austriaci, e disse: “Abbiamo fatto una buona scorta di legna e quindi possiamo restituirvi il vostro segone”.
Abbiamo quindi recuperato un’immagine positiva dei nostri soldati.
Certo, però questi fatti non finirono così. Siccome tra nemici c’era la tregua a causa della neve, i Comandi si chiedevano: “Perché lì non si sparano mai?”. Hanno cambiato così il battaglione di alpini e lo hanno sostituito con uno dei bersaglieri!

Mario Rigoni Stern, Il coraggio di dire no. Conversazioni e interviste 1963-2007, a cura di Giuseppe Mendicino, Einaudi, 2013, p. 139-140

C’era una canzone come per esempio Addio mia bella, addio, canzone del Risorgimento che cantavano nella Prima e nella Seconda guerra mondiale. Oppure: “Prendi quel secchio e vattene alla fontana…” che è una canzone popolare dove si parla di un soldato che va in licenza ecc. Cantavano, invece di “Prendi quel secchio”, “Prendi il fucile e gettalo a terra, vogliam la pace e non mai più la guerra”. (…)
C’è da dire che i soldati non cantavano Montegrappa né La leggenda del Piave, ma altre cose. Forse quando erano in rango, gli ufficiali facevano cantare canzoni patriottiche…

ibidem, p. 149

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