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Pubblicato da il 2 Nov 2017 in Letture | 0 Commenti

Tradire o non tradire? Ubbidire o no? (P. Malaguti)

 

C’è una cosa che io ho capito nei pochissimi mesi di guerra che ho fatto. Ed è una cosa fondamentale, a mio avviso, per comprendere il funzionamento dello Stato. Quando sei soldato, tu conosci un solo pezzo di trincea, un solo pezzo di terra di nessuno, un solo pezzo di settore nemico. Credi di sapere, credi di capire, ma in verità sei come una formica in un bosco in fiamme. Solo chi vede dall’alto può prendere le decisioni migliori per la salvezza tua e di chi ti sta vicino. Quando arriva un ordine, per quanto assurdo e folle possa sembrare, tu devi partire dall’assunto che quell’ordine è stato dato da una prospettiva che tu non puoi contemplare. E ubbidisci. Per questo la responsabilità di uomini straordinari come il Re o il capo del governo è una responsabilità tremenda perché un loro errore si ripercuote sul destino di migliaia di altri uomini. Il loro è il compito di non commettere errori. Il nostro è quello di ubbidire”.

Seganfreddo ascolta, in più di un’occasione sembra sul punto di interrompere l’ispettore, ma si trattiene, e per parecchio tempo i due camminano in silenzio, lungo un viale alberato di tigli spogliati dall’inverno.

E se voi, ispettore, sapeste oltre ogni possibile sospetto che l’ordine ricevuto è sbagliato e deleterio, ubbidireste lo stesso?”

In guerra si moriva comunque. Facendo la cosa giusta o facendo la cosa sbagliata. Se devo morire, preferisco morire con onore, facendo ciò che lo Stato mi chiede, senza tradire”.

Paolo Malaguti, Prima dell’alba, Neri Pozza, 2017, p. 160-161

 

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