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Pubblicato da il 16 Lug 2014 in Letture | 0 Commenti

Un libro eccellente di M. Thompson (F. Brotto)

Ha come sottotitolo Vita e morte sul fronte italiano 1915-1919 questo libro di Mark Thompson La guerra bianca (The White War, 2008, trad. P. Budinich, il Saggiatore 2009). È un libro eccellente, che dà una rappresentazione sobria ma completa, sotto ogni punto di vista, della tragedia in cui il popolo italiano fu gettato dalla miopia delle classi dirigenti, dalla follia dei ceti intellettuali e dalla stupidità dei vertici militari.
Dovrebbe leggerlo in particolare ogni membro della casta politica italiana (che però legge poco).
La guerra, in sostanza, fu concepita come un sacrificio di massa che doveva unificare un Paese frammentato. Così l’hanno pensata D’Annunzio e intellettuali in gran numero, e così è stata poi rappresentata nei decenni a seguire. Una rappresentazione mai messa seriamente in discussione, perché il sangue umano rende sacro ciò che bagna. E ogni Stato deve fondarsi sul sangue.
Nel libro giganteggia la figura del Generalissimo Luigi Cadorna, un nano intellettuale capace solo di concepire offensive generali, in cui enormi masse di soldati venivano gettate, senza alcuna seria preparazione, contro i reticolati nemici. In salita, perché le posizioni austriache erano poste in alto, e con trenta chili sulle spalle, sotto il fuoco delle mitragliatrici. E con i carabinieri alle spalle, pronti a sparare sulle truppe che dimostrassero “scarso spirito combattivo”. Risultato di due anni di offensive: un fallimento dietro l’altro, centinaia di migliaia di morti, e Cadorna sempre in sella, nemico di ogni ufficiale intelligente, fino al tracollo di Caporetto.
Siamo un popolo che si pensa buono. Ma nella Grande Guerra i soldati sono stati trattati dai comandanti italiani come carne da cannone, e ai prigionieri italiani nei campi austriaci il governo italiano si rifiutò di mandare viveri (unico tra tutti i governi a trattare così i propri soldati), perché si erano arresi e non erano invece morti con onore.
In realtà, la Vittoria finale è stata determinata dal collasso endogeno dell’esercito imperiale (i soldati austriaci negli ultimi mesi di guerra non avevano nulla da mangiare, il peso medio dei combattenti imperiali si era ridotto a 50 chili). Non è stata una vera vittoria in battaglia. L’Italia non può, in realtà, vantare alcuna vittoria di grandi proporzioni nella sua storia militare, ma solo vittorie marginali, singoli episodi di valore. Può annoverare invece molte gravi sconfitte: Custoza, Lissa, Adua, Caporetto, ecc. Nella Prima Guerra Mondiale l’Italia, superiore di forze, doveva attaccare, il compito degli Austriaci era difendere il territorio. Per due anni ci sono riusciti benissimo, con un rapporto di forze di 3 a 1 in nostro favore. In sostanza, ce le hanno suonate. E se non avessero dovuto combattere con i Russi sul fronte orientale…
Le guerre di indipendenza erano costate al popolo italiano circa 10.000 morti in tutto. La Grande Guerra ci costò 689mila soldati morti, 1 milione di feriti di cui 700mila invalidi, circa 600mila civili morti. Questo su una popolazione di 35 milioni. Tre volte il numero dei morti italiani nella Seconda Guerra Mondiale.

Da Letture di Fabio Brotto, 2010
http://www.bibliosofia.net/

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